Novembre è il mese dei morti. A renderlo tale è stato il poeta Giovanni Pascoli con l’omonima poesia. Quando pensiamo a chi non c’è più le nostre parole diventano cariche di nostalgia fino al dolore contornato dal pianto. Abbiamo vissuto a fianco di chi è andato via, amandolo veramente? Lo abbiamo rispettato ogni giorno? Allora perché il pianto e la sofferenza? Abituato a vedere la realtà in maniera dialettica ipotizzo che dietro la tristezza c’è il senso di colpa per non aver vissuto relazioni basate sulla verità con chi abbiamo perduto. Ed ecco fioccare nei manifesti di morte parole come “donna esemplare”, “uomo generoso”, etc… Se il precitato poeta ha coperto di malinconia i nostri cuori, un altro, spirito maledetto ma combattivo, li ha risvegliati. Si tratta di Ugo Foscolo; soffermatosi sulla fine dell’esistenza in modo quasi ossessivo direi. Quest’ultimo nei “Sepolcri” ci dice che ciò che non muore mai è il ricordo dei grandi uomini attraverso la poesia. Grande è colui che ha vissuto con nobiltà d’animo, non solo nella affermazione materiale della vita ma mantenendosi fedele a sé stesso. A questo punto entrano in gioco anche i limiti, gli aspetti negativi di cui sembra ci scordiamo al momento dell’ultimo saluto. Ci vuole fare intendere il Foscolo nei Sepolcri che si scrive o si dice quando uno muore che “era una grande persona”, “marito e padre esemplare”, etc..; e invece. Invece non è vero un cazzo! Buona festa dei santi; ma non per i poeti o altre entità superiori: per noi stessi, per le nostre coscienze, per la nostra serenità e felicità…
Attualità
Cultura ed eventi
LA MORTE LAICA
- di Pasquale Lazzaro
- 31 Ottobre 2023
- 231 visualizzazioni
- 11 mesi fa