Tutti i regimi politici limitano la libertà e la democrazia. Fra coloro che comprendono pienamente la situazione dittatoriale sentendosi tarpate le ali, oppressi nella loro creazione; vi sono i poeti. Per la festa dell’8 marzo ’23 ho scelto la poetessa Anna Achmatova nata il 23 giugno 1889 in provincia di Odessa. Perché ritengo che possa ben incarnare la condizione femminile attuale di riscatto verso millenni di oppressione di genere? Per due motivi: prima di tutto essa resistette al regime della Russia di Stalin scegliendo la via della testimonianza. Anna resta al suo posto a rappresentare il dolore del popolo russo <<là dove esso era, per sciagura”. In secondo luogo, ma solo diacronicamente, la poetessa esprime al massimo livello artistico i principi dell’Acmeismo ovvero quella corrente letteraria che rifiuta il simbolismo, la parola artefatta per dare spazio a una poesia della quotidianità pertanto libera da ogni sovrabbondanza verbale e da ogni metafisica. Così nei suoi brevi testi la giovane autrice evoca sentimenti universali ed eterni, parla d’amore, di desiderio, di abbandono attraverso pochi dettagli. E’ la poesia di tutti i giorni ma raffinata, comprensibile e profondamente innovativa. Toccante il suo capolavoro “Requiem”, in dodici canti e dedicato alla prigionia del figlio nel carcere delle Croci di Leningrado. Oggi le donne hanno bisogno di questa forza e soprattutto devono essere riconosciute nell’attualità per il loro valore e impegno. Che non accada mai più, come per la nostra Anna Achmatova, di venire riconosciute e riabilitate dalla memoria collettiva solo dopo anni e anni. Sotto, una sua poesia con cui comprendiamo la misura della relazione fra uomo e donna.
C’è nel contatto umano un limite fatale,
non lo varca né amore né passione,
pur se in muto spavento si fondono le labbra
e il cuore si dilacera d’amore.
Perfino l’amicizia vi è impotente,
e anni d’alta, fiammeggiante gioia,
quando libera è l’anima ed estranea
allo struggersi lento del piacere.
Chi cerca di raggiungerlo è folle,
se lo tocca soffre una sorda pena…
ora hai compreso perché il mio cuore
non batte sotto la tua mano.