Sono stati i greci a fornire un metodo di risoluzione dei conflitti interiori definito con il termine di autarchia. Dall’osservazione della natura, nel mondo animale quando qualcuno è ferito si ritira in solitudine, si raccoglie in sé stesso. Da questa osservazione l’autarchia traslata in ambito umano comporta il governo di sé. Significa che la rabbia e la conseguente delusione può essere gestita. Come suggeriscono Jung, Laing, Hillman o Borgna, la depressione può essere un tentativo della soggettività di ritirarsi in se stessa e di assaporare la sconfitta di alcuni valori perché ne nascano altri. Francesco Alberoni parla di “sovraccarico depressivo” e suggerisce di far scorrere la delusione anziché in una rabbia fine a se stessa; accoglierla per sondare l’identità soggettiva e scoprirne lo statuto illusorio, per aprirsi alla rivelazione che essa, che è stata costruita attraverso l’adeguamento ai valori sociali correnti, può essere attivamente de-costruita e quindi rinnovata: in questa direzione possono aprirsi allora nuove avventure di senso, nuove visioni della vita. Un tempo il crollo dei valori mondani, portava alla scoperta di Dio come rimedio alla morte. Oggi, l’autorità di Dio è stata sostituita dall’ “Autos”, dal sé, in cui è la valutazione soggettiva a decidere dei passi ulteriori della vita. Poiché nella solitudine non trovo alcun dio sovrano ma solo me stesso, ecco che il senso della mia vita dipende dagli altri esseri umani, dal rapporto che ho con loro e con l’opera collettiva che ci unisce. Se questo cambiamento da una coscienza religiosa a una laica sia un bene o un male non sappiamo. In ogni caso la crisi della metà della vita adopera i traumi e gli incidenti come occasioni propizie di cambiamento. <<Agire come ti comanda la tua natura personale, condividere ciò che la natura comune ti porta>>. Marco Aurelio.
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QUALCUNO VOLO’ SUL NIDO DEL CUCULO
- di Pasquale Lazzaro
- 20 Febbraio 2023
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- 2 anni fa