Le nostre facoltà si sviluppano o meno a seconda dei contesti in cui siamo immersi. Alcuni ricercatori come Boyce ed Ellis (2005) hanno proposto l’immagine dei bambini associata ai fiori. Si tratta del dente di leone e dell’orchidea. Il primo cresce anche in luoghi aridi e non richiede cure per fiorire, l’orchidea ha invece bisogno di un terreno ottimale in cui cresce splendidamente. La metafora serve a Boyce ed Ellis per identificare una categoria infantile, “i bambini orchidea”, bambini dotati di maggior reattività fisiologica che, qualora siano collocati in un ambiente negativo, stanno male e hanno uno sviluppo alterato; ma se invece sono collocati in un contesto positivo, presentano uno sviluppo ottimale, ricco di straordinarie possibilità creative. I ricercatori sono andati oltre e hanno individuato una tipologia caratterizzata da alta permeabilità ai soli contesti positivi e poco permeabili ai contesti negativi. Li hanno chiamati “bambini tulipano” che rappresentano circa il 40% della popolazione. Esiste poi una quarta tipologia, ancora più singolare, che è quella dei “bambini narciso”, in riferimento a una pianta bulbosa che dorme l’inverno per risvegliarsi in estate. Sono questi i bambini dotati di un’alta sensibilità. In una prima fase essi mostrano un’intensa percezione dell’inconscio altrui. Poi, qualora questa prima percezione li faccia sentire minacciati, i “bambini narciso” attraversano l’infanzia in una sorta di “riposo vegetativo”, cioè di letargo. In pratica questi bambini adottano una difesa con l’inattivazione dei neuroni specchio. Allora, come il narciso, d’inverno riposano accumulando risorse per fiorire con la stagione calda.
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BAMBINI COME FIORI
- di Pasquale Lazzaro
- 14 Luglio 2024
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- 6 mesi fa