Seguo brevemente le immagini della via Crucis trasmesse in televisione. Vedo volti contriti, apprensivi, angosciati, sofferenti. Non mi soffermo molto: so già che quella sofferenza è una scelta comoda che nulla riguarda l’autenticità del messaggio di Cristo. Siate uniti sempre e solo nel dolore recita la morale cattolica; come a volerci ricordare di essere sempre timorosi e reverenziali verso un dio costruito ad arte per mantenere la popolazione succube del potere. Già perché la chiesa è un potere. Almeno lo è diventata quando cominciò a occuparsi delle questioni materiali della vita tradendo la sua vera missione di cura delle anime. Tutti noi a scuola abbiamo studiato la lotta per le investiture, quella caduta in “tentazione” che non risparmiò nemmeno gli uomini di chiesa. Sono ormai giunto ai miei 39 anni e mi viene in mente quel filosofo che visse la mia età, Blaise De Pascal, e che informa di un significato più intimo e meno spettacolarizzato della fede. Credere in Dio è come una scommessa: la vita è come un tavolo da gioco al quale si è costretti a puntare; sono egualmente incerte sia l’esistenza che la non esistenza di Dio, ma nel caso in cui si vinca o si perda, puntando sulla non esistenza, le conseguenze sono comunque più gravi di quelle che deriverebbero dal vincere o perdere avendo puntato sull’esistenza. Il guadagno in questo ultimo caso sarebbe la gioia eterna e, anche se Dio non esistesse, la vita sarebbe stata vissuta seguendo i principi migliori e in pace con e stessi.
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PASQUA COME PASCAL (AUGURI)
- di Pasquale Lazzaro
- 30 Marzo 2024
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- 6 mesi fa