La storia non segue percorsi lineari ma ha dei punti topici, dei momenti che ritornano quando stanno per verificarsi delle svolte fondamentali. Ad esempio la rivoluzione bolscevica, che pure ha determinato le conquiste contemporanee nel mondo del lavoro (vedi lo statuto dei lavoratori del 1970); ad un certo punto è stata tradita. Non ha riscontrato nel resto del mondo il sostegno, l’appoggio. Così si sono verificati compromessi storici, le svolte (come la svolta di Salerno), le larghe intese etc… Insomma, ideali nobili che avrebbero portato a un cambiamento dello stato di cose presente (a detta di Carlo Marx), cominciarono a camminare, dapprima a scatenarsi, per poi naufragare appunto nel e con il tradimento. In ciò comincia la mia riflessione sulla natura umana, almeno sulle cause che hanno portato a non seguire fino in fondo un progetto di cambiamento: in questo caso sto riferendomi alla rivoluzione socialista nel mondo. Quali fattori, quale forza ha fatto si che il popolo scegliesse l’opzione “facile” e contro gli interessi di classe. E bene, qui ritorna il discorso sui grandi uomini che ora giacciono nei “sepolcri” foscoliani e sulla forza, la dignità che il singolo deve possedere per non farsi travolgere da movimenti più appetibili. Voglio dire che quando le condizioni materiali di una società sono allo stremo, ci si vende al maggiore offerente. Come si fa, senza avere i mezzi per mangiare, ad assumersi le sorti di un cambiamento? La cultura serve ma quelli che parlano di essa spesso tralasciano di considerare che per potersi costruire una coscienza critica, bisogna avere gli strumenti e questi sono possibili dalle obiettive condizioni materiali dell’esistenza. Quando c’è fame, per i predetti motivi, basta poco per farsi corrompere. Consideriamo poi la forza dell’abitudine, i cattivi esempi, la chimica neuronale delle relazioni fra persone ed ecco a voi la “chirurgia” della storia. Nei prossimi articoli esamineremo nel dettaglio gli eventi e le cause dei percorsi interrotti.
