In Calabria tra la Locride e Rosarno c’è una ferita sanguinosa che ha già seminato decine di vittime: stiamo parlando della Jonio Tirreno che, al momento, resterà chiusa per almeno 20 mesi per effettuare interventi non più differibili.
Per anni questi interventi sono stati elusi con un tragico peso di morti.
C’è un vizio di fondo: la progettazione dell’arteria già ai suoi tempi si caratterizzava per inadeguatezze non marginali con un carico di criticità che si sarebbero ripetutamente verificate.
Oggi la situazione è diventata insostenibile: si tratta di gestire l’emergenza al meglio per non fare diventare la situazione catastrofica, ma, memori dell’esperienza del passato si tratta di intervenire in maniera radicale con la realizzazione di un asse di comunicazioni adeguato per dare risposte non solo in una dimensione locale ma in un ambito più vasto.
Si tratta allora di marciare speditamente per il raddoppio dell’arteria e per svincolarsi dalla strozzatura della Limina con la soluzione tecnicamente più adeguata e adatta a liberarsi dal budello pericoloso oggi esistente.
Si tratta però di trasformare l’emergenza in nuovi stimoli per realizzare un sistema di trasporto adeguato in un’ottica di sviluppo complessivo non solo di quel territorio ma della Calabria e del Sud.
Si tratta di realizzare allora un asse ferroviario che colleghi l’area della Locride con la Piana e, soprattutto, con il porto di Gioia consentendo, con tutte le innovazioni necessarie, e con l’innesto con le reti autostradali e ferroviarie presenti sull’area Tirrenica, un decollo su tutti i terreni.
Si tratta di recuperare, là dove possibile, alcuni tratti dismessi del vecchio tracciato ferroviario calabro – lucano e di operare tratti nuovi con criteri di massimo rispetto ambientale.
Questa nuova tratta con doppia linea elettrificata si dovrebbe collegare con una linea Jonica anche essa raddoppiata e elettrificata nell’ottica del potenziamento del trasporto merci su rotaia e del ridimensionamento di quelle gommate.
E’ ovvio che tutta l’area jonica oggi derelitta e abbandonata ne trarrebbe enormi vantaggi.
Si tratta di partire da subito sfruttando con un piano articolato le risorse reperibili dal PNRR, da un ripensamento su gli sprechi della TAV e, ancor più, chiudendo con il progetto del Ponte che fagocita risorse enormi e si basa su un modello di sistema di trasporti anti sociale e anti ambientale.
Si tratta allora di attivare tutte le energie a partire da quelle costituite dal mondo del lavoro, si tratta di porre tutti questi problemi evidenziando le responsabilità storiche del blocco di potere oggi dominante con dentro il ceto politico dominante del Sud gretto e meschino e un sistema mafioso connesso con il sistema capitalistico e ribadendo che anche qui emerge la necessità di un governo di svolta reale: un governo dei lavoratori.
PINO SICLARI della Commissione Meridionale