Un fenomeno indagato dalla scienza positivista e moderna nei termini di una malattia mentale, è la dissociazione. Ovvero quella fase in cui mentre viviamo un fenomeno, con un’altra parte di noi stessi ne siamo distaccati, ci isoliamo. Come quando partecipiamo a una conversazione noiosa e ci estraniamo, ci chiudiamo in una bolla differente dalla realtà che stiamo vivendo. La stessa cosa può accadere anche quando siamo concentrati in un compito specifico, e selezioniamo tutto ciò che di diverso ed esterno esclude da quella particolare attività. Ma la dissociazione può portare anche a quel fenomeno che genera piacere come l’estasi; anche in tal caso la mente si estranea dalla contingenza per vivere un’esperienza di tipo mistico. E’ qualcosa che avviene anche nei movimenti di massa, nel sesso durante l’orgasmo… In tutti questi fenomeni (che sono davvero tanti: estasi, innamoramento, orgasmo, religiosità, flow, movimenti di massa, fusione con la natura, entusiasmo, creatività ecc.) la “funzione dissociativa” genera una sconnessione – una dissociazione – da vecchi significati e un’apertura su nuovi significati. Per questo motivo preferisco parlare di “funzione” dissociativa, perché il concetto implica appunto un funzionamento, che include sia la chiusura, cioè la difesa, che l’apertura, cioè la proazione.
Ma ci sono altrettanti casi nei quali la reazione è per qualche motivo impossibile e la mente deve salvare il salvabile. In questi casi accade il contrario: l’Io non può agire, è messo in una condizione di impotenza, la realtà assume un aspetto traumatico. Cosa accade allora? Ebbene, in questo caso la realtà traumatica viene fatta scomparire, perché non c’è altro modo per difendersene. «A mali estremi, estremi rimedi» si dice. Anche in questo caso, partiamo dall’esempio più citato: un soldato assiste a una strage di civili; in principio prova orrore; ma lui è dalla parte dei massacratori. Cosa fa allora la sua mete? D’un tratto la sua mente si dissocia e l’azione si svolge come in un film: lui è lì, ma ogni cosa accade in modo freddo e impersonale. I personaggi so distorcono, assumono le sembianze di demoni e vittime, c’è qualcosa di orribile, ma anche di irreale, e lui non prova più niente. Un altro esempio. Un bambino o una bambina o una persona inerme subiscono un abuso sessuale: la loro mente si dissocia dal corpo, si solleva fuori dalla scena, e lascia che l’evento accada in completa assenza di emozioni.
La chiave per ritrovare un equilibrio risiede nel capire cosa e chi noi siamo realmente, al di fuori delle costrizioni ambientali; e in quale tipo di mondo vorremmo vivere. Saranno il nostro desiderio inconscio e la nostra intuizione – nonché l’esperienza umana e clinica – a farci da guida.