Il tempo si è fermato negli occhi di una vecchia signora che riconosce un periodo ormai trascorso e attende la fine. Ma anche sul finire dei giorni si può vivere posizionandosi su punti di vista differenti. Si possono dare dei significati all’esistenza, creare metafore della quotidianità. Ed ecco che la paura della morte può considerarsi come un’occasione per migliorarsi, per ritrovare gli affetti e lasciare, sulla scia di emozioni autentiche, un buon ricordo di sé. La signora a cui ho lasciato il mio saluto e scambiato quattro chiacchiere riporta ad un contesto verso il quale la politica deve porsi delle domande e intervenire. Ovvero: cosa ce ne facciamo degli anziani? Che gioia si può dare loro per rendere meno pesante il tramonto? Insomma come farli stare lontani dalla solitudine? Qui si susseguono tutti gli scenari amministrativi a livello locale e nazionale dopo che su tante riflessioni di voci di spesa, viene da pensare che basterebbero pochi soldi ma spesi bene per far girare l’economia; cominciando dall’assistenza agli anziani come universo di affetto e amore riservati ad essi. Tuttavia quella che nasce dalla mia penna è una composizione che nulla ha a che fare con la politica o l’economia ma è un quadro, una fotografia che descrive poeticamente la fugacità della vita umana; richiamandosi a quel bisogno di unione e solidarietà tanto caro ai poeti. Di seguito la mia poesia dal titolo “Il saluto”.
RICORDI QUEL TEMPO FRESCO
E FUGGIASCO DI BELTA’ E SORRISI
TU ERI SPENSIERATA E NELLE MANI
DELLA VOLUTTA’ CREATRICE
DEI TUOI BOCCOLI DORATI
TRISTE TI RIVEDI NEGLI OCCHI
DI CHI NON HA AVUTO AMORE
QUEGLI ATTIMI DA FIERI E ARDITI
SI SONO RIDOTTI AD UN PIANTO
D’AIUTO
ORMAI VECCHIA E SENZA FORZE
MA COME LA GINESTRA
TU TI AGGRAPPI ALLA MIA MANO
QUASI MIGRAFFIA IL CUORE
LA TUA STRETTA
SO CHE DEVO ANDARE
SO CHE NON TI RIVEDRO’ PIU’.