Ci sono tanti motivi nella vita per cui si sceglie di fare l’attore: perché recitare piace; perché si è attirati dal successo; perché si è figli d’arte; perché trascinativi volenti o nolenti da un regista cinematografico in cerca di carne fresca e non di professionisti. Nel mio caso la scelta è nata dal coraggio di uscire da ruoli standard, prescritti dalla società, per esprimere quelle parti di me autentiche andando fino nelle profondità del mio essere. Il velo che mi si opponeva era quello della timidezza.
Grazie al teatro riesco ad assumere tutta la gamma emotiva che mi contraddistingue in maniera mediata cioè ottenendo l’aderenza al contesto, mantenendo un riconoscimento e non restare confinato nella solitudine e nell’inconprensione. Ecco che il teatro rappresenta la magia del far rivivere ruoli, personaggi ed emozioni di ogni genere. L’attore è colui che, interpretando la parola scritta, si dispone a trasmetterla a degli spettatori e lo fa con modi, metodi e atteggiamenti diversi (volutamente o involontariamente) da quelli dei suoi colleghi.
Ci sono due cose che fanno da metro alle esibizioni: il pubblico e la performance. Sono collegate le due perché se manca la preparazione il pubblico non apprezza e il pubblico attuale è molto più esigente e preparato rispetto a un tempo. E l’errore, lo sbaglio? Quello è ammesso solo se si migliora se lo si prende come stimolo a risalire sul palco più in gamba di prima.