Nonostante l’uomo moderno, nato a partire dal neolitico, porti nella sua struttura storica codici violenti e autoritari; il DNA conserva quelle tracce di un passato empatico, cooperativo e solidaristico. Infatti è vero che oggi la guerra pervade ogni aspetto del vivere e dove non è palese, c’è la competizione liberale; ma al tempo stesso i bisogni più profondi inscritti nella specie sono quelli che hanno garantito la sopravvivenza e sono tipici delle madri, delle donne, dei bambini, degli anziani, dei sensibili. Insomma, per quanto le società possano incentivare valori morali di insensibilità, sono pochi gli esseri umani che riescono ad uccidere vecchi, malati e a torturare madri e bambini riuscendo a dormire sonni tranquilli. Esistono delle invarianti che non possono essere violate a cuor leggero. Il conflitto tra cultura e natura è quindi alla base delle psicopatologie. Mentre gli apprendimenti sociali obbligano gli individui a servire l’autorità e la persona amata, i sentimenti viscerali naturali li obbligano a opporsi e resistere. A monte, si sono verificate delle scelte individuali basate sulla violenza che restano scelte culturali, non caratteri biologici ereditari. Le società liberali giocano proprio su questi caratteri di dipendenza degli esseri umani per far passare come buoni e positivi valori che in realtà distruggono l’empatia e la tenerezza. Avviene la persuasione di coscienza la quale fa sì che un valore morale, un giudizio sia condiviso dalla maggioranza della popolazione la quale ignora di essere oggetto di sottomissione.
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IL GRANDE SCONTRO TRA NATURA E CULTURA
- di Pasquale Lazzaro
- 7 Marzo 2023
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- 2 anni fa