Il carattere duraturo della festa è la vera sfida a cui vanno incontro i governanti delle realtà locali. Creare un’epifania nei nostri cuori dove c’è spazio per la serenità, la pace, il dialogo… La piazza, l’agorà greca o il foro romano possono rappresentare il trampolino di lancio verso il cambiamento. In quanto non basta creare delle occasioni di divertimento a meno che queste non offrano spunti di riflessione sulla vita e la condizione umana. Mentre oggi ci divertiamo lasciamo alle nostre spalle interrogativi, dubbi sul senso dell’esistenza e, specialmente, la qualità di quest’ultima. Cosa resta di una ballata di tarantella quando rientriamo nelle nostre case? La massa non è necessariamente uniformata e bigotta, non bisogna porsi con alterigia giudicante verso coloro che seguono usanze collettive. Fanno, tutto sommato, ci sono, partecipano, creano… Ma è altrettanto corretto dare conto di coloro che guardano a una prospettiva diversa dell’uomo e del mondo. Siamo felici? Cosa desideriamo veramente? Chi siamo? Quanto manca e cosa manca alla realizzazione di sé? Io non so su che terreno poggiano i miei piedi ma questa sera le dedico un “notturno”.
NOTTURNO
NOTTURNO
IL MARE CHE SI SPECCHIA NELLA LUNA
O VICEVERSA?
LE TUE UMIDE LABBRA
CHE CERCANO BACI LANGUIDI
IL MIO PENSIERO
CHE SI INOLTRA FRA LE TUE CURVE
SPERANZA PERSA NELL’ABBRACCIO
DI UN MOMENTO
MANI ANCORA INCERTE
VERSO LO SPAZIO CHE TI SEPARA DA ME
NOTTURNO E’ QUESTO PIANTO
CHE NESSUNO ASCOLTA
DOVE LA MUSICA TI FA BALLARE
BRUCIANDO IL MIO DESIDERIO
SEI VIVA E LONTANA
VICINA E CRUDELE
TANTO VORREI STRINGERTI
E MORIRE NELLA TUA BOCCA.