<<Non sai che in un fiore c’è un mondo pieno d’amore, non sai che nei miei occhi c’è il mio amore per te>>. Cantava questi versi forse Wilma Goich per rappresentare quel mondo scandito da un’anima, non ancora umana ma vegetale – così definita da Platone – fatta di colori, forme e soprattutto nutrimento per la catena alimentare. Oggi le piante raccontano di un pianeta ferito ma che continua a respirare e produrre indotto tramite la loro lavorazione. Ci siamo spostati in particolare a Motta Sant’Agata dove c’è un parco archeologico custodente i resti dell’antico borgo medievale. I suoi cittadini vivevano proprio con la lavorazione delle erbe. Le associazioni e i volontari tutelano questo luogo ricco di storia con l’entusiasmo della gente che non è voluta mancare all’escursione anche con la pioggia. C’è qualcosa di costante nella nostra terra riscontrabile nel cuore degli anziani abitanti e nei segni di una natura da proteggere anche con iniziative come quella svoltasi a Motta Sant’Agata dal titolo “Erbacee”.