Ho tirato in ballo la poesia come modalità di accesso alla vita interiore per la scoperta di verità altrimenti più difficoltose da acquisire. Spesso rasenta la poesia la follia, il misticismo, lo sciamanesimo tanto che gli antichi filosofi sostenevano che attraverso la pazzia è possibile raggiungere conoscenze che non sarebbero accessibili. Ecco, l’arte partecipa di questo sottile e complesso gioco. Oggi l’arte, la creatività in genere hanno raggiunto livelli tali che la mente si autofagocita, nel senso che il mito del superomismo ha raggiunto il culmine e si è troppo sbilanciati verso l’aspetto individuale. Condividere una visione dell’amore attraverso una poesia è già un modo per riequilibrare il rapporto tra soggettività e collettività nella speranza di dare forza alla reciprocità perché questa permetta di raggiungere la pace e la fratellanza fra i popoli. Di seguito una versione di una poesia di Federico Garcia Lorca sull’amore.
Il poeta chiede al suo amore che gli scriva
Amor dei miei visceri e viva morte
invano attendo che tu mi scriva
e penso, col fiore che marcisce,
che senza me vivo se tu sei schiva.
Non ha mai pace il vento né conosce
ombra l’inerte pietra, nessuna.
Bocca interiore non è assetata
del freddo miele che versa la luna.
Mi graffio le vene mi strappo i capelli
tigre e colomba sulla tua cintura
sui gigli e i morsi dei nostri duelli!
Di parole colma la mia paura
o lascia ch’io viva la quieta notte
dell’anima mia per sempre oscura.
El poeta pide a su amor que le escriba
Amor de mis entrañas, viva muerte,
en vano espero tu palabra escrita
y pienso, con la flor que se marchita,
que si vivo sin mí quiero perderte.
El aire es inmortal. La piedra inerte
ni conoce la sombra ni la evita.
Corazón interior no necesita
la miel helada que la luna vierte.
Pero yo te sufrí. Rasgué mis venas,
tigre y paloma, sobre tu cintura
en duelo de mordiscos y azucenas.
Llena pues de palabras mi locura
o déjame vivir en mi serena
noche del alma para siempre oscura.
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