Care donne,
l’otto marzo è giunto ancora una volta per ricordarci che anche voi esistete, che anche voi avete una dignità… Ma fare gli auguri o chiamarla festa è un comportamento ipocrita data la discrasia esistente tra leggi, parole, proclami, intenti e situazione reale. Nella concretezza la parità di diritti non esiste affatto e forse non esisterà mai. Però tale dato, anche se catastrofico e aberrante, mette in risalto quegli uomini (voi dite se ce ne sono) che ancora sono capaci di amare oltre i pregiudizi e lasciando libere le donne di essere se stesse. Le condizioni di sofferenza della mente hanno un andamento ciclico. Cioè accade che l’uomo passa dalla rabbia, al senso di colpa, poi cerca di compensare il senso di colpa e infine ricade nella crudeltà. Si tratta di un loop in cui l’unica soluzione costituisce dall’uscita da esso. Però ecco che la donna si sente a sua volta in colpa per l’abbandono del compagno: qui subentra la necessità di avere un supporto alternativo, almeno una comunità di pari che accolga, comprenda e sostenga le ragioni della donna. In questo senso valgono i discorsi relativi alla cultura, all’importanza della società che, altrimenti, rimarrebbero aria fritta. Per l’otto marzo ’24 una mia poesia dedicata alla donna. Forse non servirà a niente ma almeno è la cronaca – se vogliamo chiamarla così – di un pezzettino di cuore.
TI DISTENDI SULLA MIA ANIMA
COME FIAMMA CHE ARDE
DA TE L’INFERNO PIU’ NERO
DA TE L’AMORE PIU’ VERO
HAI CAMMINATO SUL FILO DEI GIORNI
MACCHIATO DAL SANGUE DI MOSTRI SENZA COSCIENZA
NEL MIO CUORE C’E’ POSTO PER IL TUO GRIDO
NEL MIO CUORE RIMBOMBA L’ECO DELLE TUE LACRIME
MA TREMO E SPERO
AL PESO CHE PORTI, DONNA
DI NON DOVER MAI MORIRE.
SOLO AMORE NEI BACI FREMENTI
NEGLI ABBRACCI STRINGENTI
NEL PALPITO DELLA VITA
CHE DI TE SI NUTRE.