5 Dicembre 2024
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FREUD VS JUNG: I GIGANTI DELLA PSICOANALISI

Il rapporto dapprima idilliaco, dopo oppositivo tra Freud e Jung ha comunque avuto il merito di portarci alla moderna psicologia. I due studiosi erano separati da vent’anni di età. Jung rimase affascinato dalla lettura de L’interpretazione dei sogni e volle conoscere il maestro nel 1907. Jung era oppresso dai lunghi e impegnativi anni di internato psichiatrico alla clinica universitaria di Zurigo – quasi un monastero guidato con polso fermo da Eugen Bleuler – e cercava nuove ispirazioni; Freud temeva che il suo movimento restasse confinato in ambito ebraico, e cercava nuove alleanze. L’intesa durò solo due anni perché Jung era orgoglioso e insofferente a sottomettersi a qualunque volontà esterna; Freud aveva un altissimo sentimento della dignità personale ed era altrettanto insofferente ad ammettere di aver bisogno di qualcuno. I colpi di spada che i due si infersero riguardarono proprio il terreno intimo quando si confrontavano rispetto ai sogni vissuti. Ma in cosa Jung si sentiva diverso dal vecchio maestro? La positività della nevrosi. Freud era un pensatore radicalmente pessimista e in fondo cinico circa la natura umana; per contro Jung era animato da un certo ottimismo. Non sono gli istinti innati a causare lo squilibrio psichico ma una qualità positiva, la sensibilità, disturbata da cure primarie e da vicende sociali inadeguate. Insomma, per Freud esiste una continuità fra la vita animale e quella umana, e i disturbi dell’uomo civile dipendono da questa; per Jung fra l’animale e l’uomo esiste una netta discontinuità, e la causa della sofferenza è l’eccesso di sensibilità. Oggi, grazie a questi due giganti, sappiamo che la genetica determina gran parte del nostro destino e che l’ambiente modula questa determinazione. La sensibilità – o meglio l’empatia e il pensiero profondo – è alla base dell’evoluzione dell’uomo e inoltre, come ogni carattere genetico, varia da individuo a individuo. Sta a noi far fruttare questa ricchezza.

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