14 Ottobre 2024
Attualità Cultura ed eventi

LA MENTE EVOLUTA

Fra i “danni” che il pensiero cognitivista ha procurato nello studio della natura umana v’è quello di considerare l’attitudine a capire l’altro come un processo di apprendimento mediato dalla paziente costruzione di uno schema cognitivo dei processi mentali dell’altro. La biologia moderna ci dice tutt’altro: l’individuo è sempre in intima correlazione con gli altri e col mondo circostante. Il nostro corpo reagisce prima che la coscienza se ne avveda e possa intervenire. La natura ci dà segnali o, per meglio dire, noi siamo predisposti a cogliere gli eventi della materia in forma di segnali. Ciò ci permette di comprendere il motivo per cui alla natura possiamo opporci. Da una parte può essere la cultura di appartenenza negativa verso l’ambiente (come nel caso delle confessioni religiose ostili alla sessualità o alla riproduzione o del capitalismo che reifica i rapporti umani e consuma le risorse naturali). Per altro verso l’opposizione può dipendere dalla nostra volontà come l’anoressico che si ostina a rifiutare la sua fame o l’isterico che confligge con le persone amate o il depresso che si maltratta con la violenza morale. La nostra mente ha un bisogno incessante dell’altro essere umano e ciò determina la nascita dell’autocoscienza. Quando diveniamo autocoscienti? In due modi: o per appartenenza a un gruppo sociale che ci identifica con esso o per opposizione al gruppo di riferimento che ci fa essere autentici. Il processo di individuazione, descritto per la prima volta da Jung, è questo complesso gioco di aggiustamenti che avviene fra il patrimonio affettivo e culturale assimilato e la maturazione personale. Troviamo in tal modo il così detto “senso della vita”. Perché tuttavia è difficile essere se stessi, trovarla questa individuazione? Lo vedremo nel prossimo articolo individuando almeno tre fattori.

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