Vorrei salutare il giorno di San Valentino ricordando che tra gli estremi dell’amore, ovvero tra la mitizzazione di esso e il suo annullamento, si pone la pietas. Il sentimento della misura, il riconoscimento dei propri limiti. Saper ben-vivere, tanto in coppia quanto in società, necessita, allora, di una buona gestione della violenza scatenata dalla delusione e la consapevolezza che l’amore –al pari della vita sociale- poggia su un patto di rispetto dei limiti, personali e sociali. Conoscere i propri limiti è allora il riflesso speculare della compassionevole conoscenza dei limiti altrui. Ritrovo una vecchia poesia d’amore che dedicai a una ragazza per la quale userò un nome inventato dato il rispetto della privacy: Dorine.
A DORINE
ACCANTO AL MIO CUORE
SEDEVA UN ANGELO BIANCO
LA STRADA SEPARAVANO SULLA SCIA
D’UN SOGNO
GOCCE DI PIANTO
FUGGIR LONTANO DA LEI
ORA CREDEVO FOSSE MIA
ORA IL TEMPO D’UN SORRISO
SI PERDEVA FRA LA SUA CHIOMA
LETTO DI PACE
COLORE DEL MISTERO
DI TUTTO INIZIO
E AMMANTO D’AMORE
ANCHE UNA ROSA
PUO’ TAGLIARE LE VENE
REGALA PETALI ALLA VITA
MORTE A CHI LA AMA