La fine di una relazione porta con sé i ricordi e segni anche profondi dei vissuti delle parti in gioco. Per crescere e per affrontare la vita da uomini bisogna assumersi la responsabilità della mancanza, accettare che la storia è finita. Ciò può condurre a un risvolto duplice: o si cade o ci si rialza. Cadendo si perde la speranza, si dà un significato assoluto alla perdita. Nella risalita invece si colgono le sfumature, la sublimazione del “lutto” in splendide creazioni della mente, in spinte verso la rinascita. Dopo una relazione durata circa 9 anni anche per me è giunto il tempo dell’addio, la notte oscura dell’anima. Tuttavia colgo a pieno la tensione verso un nuovo corso, una nuova vita elaborando il lutto. Il pensatore che più si è soffermato sul tema della morte è sicuramente Ugo Foscolo. Questi sostiene che anche il marmo tombale è soggetto al decadimento del tempo: ciò che resta eterna è la poesia nel ricordo delle gesta dei grandi uomini. Ovviamente io non sono il Foscolo e non sono nemmeno grande; ma a modo personale lascio un pensiero in versi alla fine di un rapporto.
ORA CHE IL BUIO SCENDE
IO NON AVRO’ PIU’ I TUOI OCCHI
LA MENTE HA PERSO I SOGNI
IN MILLE GHIRIGORI DI RICORDI
ORA CHE IL BUIO SCENDE
TU NON VEDRAI LA LUCE DEL MIO CUORE
IL SANGUE HA RACCOLTO IL VELENO
DELLA PERDITA E DELL’ODIO
ORA CHE IL BUIO SCENDE
TRA ME E IL MARE V’E’ LA BARCA
IN UN PORTO DI FELICITA’ MAI AVUTA
SENTO LE ONDE GIUNGERE
PER CANCELLARE OGNI ORMA SULLA SABBIA
ORA CHE IL BUIO SCENDE
HO PERSO TE PER SEMPRE
IN UN FIUME D’AMORE
CHE PASSERA’ DI NUOVO IN PRIMAVERA