Prima di pubblicare “Canto di Natale”, Charles Dickens ebbe una profonda crisi che lo portò sull’orlo del fallimento. Lo scrittore di fama mondiale si confrontò con i suoi demoni che rappresentano poi le zone oscure di ognuno di noi. Gli spiriti del male si basavano su un assioma: ovvero che la natura umana fosse “cattiva” per nascita e non si potesse far nulla per cambiare. Ma ecco che, sul punto del precipizio, il narratore risponde al suo alter ego maligno: <<nessun uomo è inutile se può alleggerire il fardello di un suo simile>>. Sembra quasi di sentire la massima foscoliana <<sol chi non lascia eredità d’affetti non ha gioia dell’urna>>. Il freddo e cinico personaggio ombra, incalzato dalle parole dell’autore, sta per venire rinchiuso in una tomba senza nome ed è a quel punto che recita la famosa frase “Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno”. Di fronte alla paura della morte, trionfa la vita con il suo lato positivo: l’amore verso il prossimo, il fare del bene all’altro, il foscoliano – se volete- lasciare una traccia. Il male si è tramutato in bene e finalmente, Dickens può ritrovare la pace sentimentale prima di tutto ed economica dato il successo planetario che il suo romanzo ha raggiunto. Cosa manca oggi al Natale? Proprio quello spirito di affetto, benevolenza e amore che scosse le coscienze nella seconda metà del 1800 grazie al Canto di Natale dickensiano. La cultura, di cui tanto si parla e si cerca di esprimere alle nostre latitudini, senza comprendere che essa è scavo interiore, maturità psichica ed equilibrio fra le forze della nostra mente. Auguro un Natale che sia né felice né triste ma in cui possiamo vedere il bene nel male e il male nel bene…
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Jonica
CANTO DI NATALE DI JONICAINFORMAZIONE
- di Pasquale Lazzaro
- 24 Dicembre 2023
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- 9 mesi fa