Il crak della Silicon Valley Bank e la crisi del Credit Suisse sono la cuspide di un disordine generale dell’economia capitalistica.
Le massicce iniezioni di capitale pubblico comporteranno oneri maggiori per i bilanci statali; ancora una volta le grandi crisi finanziarie sono fronteggiate con misure che scaricheranno sui salari più deboli della società il costo dei cocci rotti.
L’emergenza costituita da un’inflazione galoppante causata in buona parte dalle misure varate contro il covid senza oneri significativi per i grandi capitalisti ha portato a un vero e proprio sconvolgimento del quadro economico e all’adozione di misure di tipo recessivo come l’aumento dei tassi di sconto.
Questa dinamica ha paralizzato l’attività creditizia della Silicon Bank e ha determinato il suo crollo clamoroso.
La prima reazione dei mercati finanziari europei è stata una manifestazione di euforia per la crisi della concorrenza statunitense; il giorno dopo il crak di Silicon Valley le borse europee hanno segnato rialzi notevoli.
Poi, però, il tonfo delle borse di venerdì 24 maro 2023.
L’altro giorno dopo la vicenda di Credit Suisse ha però evidenziato una dimensione planetaria dello sconvolgimento del mondo finanziario coperto dalle sfrontate e mistificanti dichiarazioni di governi e banche sulla conclamata solidità delle istituzioni finanziarie dei rispettivi paesi; nel frattempo la spirale dell’inflazione non si ferma anche a causa dell’aumento delle spese militari provocato dalla guerra russo-ucraina.
Il conflitto causato dall’irruzione del neoimperialismo russo sulla scena mondiale sarà poi seguito dagli scontri tra le varie economie concorrenti che si contenderanno (dopo i profitti sul riarmo) gli utili derivanti dalla ricostruzione dell’Ucraina.
In questo cataclisma planetario si inseriscono altri aspetti.
La transizione verso la mobilità verde avviene con approssimazioni tecnologiche e con l’apertura di un nuovo fronte di scontro sul controllo del litio (necessario per i motori elettrici e solo apparentemente non inquinanti) e del suo smaltimento.
Ovviamente la caccia al profitto tocca pesantemente il nuovo eldorado della mobilità dolce e prelude a nuovi scontri e alla genesi di molteplici problematiche di tipo economico e ambientale.
Nuovi problemi nascono ancora dalla scelta dell’Unione Europea di risanare le abitazioni a cominciare dalla loro riqualificazione strutturale; le spese di questo risanamento si configurano, in particolare per l’Italia Meridionale, esorbitanti con problemi anche di fattibilità operativa soprattutto per quanto concerne gli edifici che sorgono in piccoli centri.
La piccola proprietà edilizia viene attaccata duramente, la grande proprietà immobiliare è già pronta a mettere le mani anche in questo settore.
Anche qui emerge come tutti i problemi della transizione ecologica richiedono un governo di tipo diverso fondato sul potere dei lavoratori che, costituendo la maggior parte della società, possono, e solo loro possono, procedere in base a interessi generali e collettivi.
In realtà, se la direzione di marcia è chiara le forze che dovrebbero metterla in movimento sono nella gran parte dei casi passive e dormienti.
La situazione italiana caratterizzata dalla presenza di un governo reazionario e dal letargo della sinistra (nelle sue varie sfaccettature) è foriera di ulteriori preoccupazioni.
Ancor più allora diventa significativa per contrasto la risposta dei lavoratori francesi a Macron e alla sua controriforma pensionistica; un grande fronte unico con la presenza attiva di giovani, studenti, immigrati, forze di sinistra e anticapitalistiche.
A Roma come a Parigi in un quadro di ripresa internazionale del movimento dei lavoratori che sia in grado di affrontare tutte le questioni sul tappeto ivi compreso il dramma dei migranti.
Il PCL si batte in un quadro di reticenza di cieco disimpegno per favorire al più presto questa svolta radicale verso la rivoluzione socialista mondiale.
25-03.-23 Pino Siclari