Come abbiamo potuto constatare, i momenti di crisi che si aprono nelle nostre vite possono essere superati se si ha la forza di guardare dentro noi stessi come in una sorta di scopertura del Velo Di Maya, che ci conduce dentro il caos, l’inferno della psiche. Ci vuole un po’ di fede per superare certi momenti; occorrono sia virtù attive che passive: docilità al destino, rassegnazione, accettazione del pericolo; ma anche pazienza, abilità strategica, l’entusiasmo del neofita, l’impulso di una fede… Herman Hesse ad esempio ci ha trasmesso il concetto di solitudine liminale o essenziale. Liminale perché consente di intuire un limite – oggettivo o soggettivo allo stesso tempo – oltre il quale si avverte la presenza di una psiche più complessa. Inoltre è irriducibile e dunque essenziale perché non può essere risolta dalla compagnia. La moderna psicologia riesce a giustificare tale condizione solo con il trauma da abbandono: una condizione eccezionale che va curata e superata. Invece questa solitudine è il sentimento stesso della coscienza impegnata nel confronto con l’ignoto. Infatti si compone di due sentimenti fondamentali: quello della mancanza ovvero di essere tagliati fuori e un’intuizione di dualità. Cioè non siamo soli, dentro di noi abitano memorie, ricordi, demoni, paure che ci accompagnano facendoci percepire la finzione scenica in cui l’io è intrappolato. L’angoscia è allora premonitrice di una vita vera che dovrà sostituire quella falsa. Ci manca solo una virtù del tutto arbitraria, la fortuna: che la dea bendata ci baci sulla fronte!
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ESSERE SOLI PER DIVENTARE UOMINI
- di Pasquale Lazzaro
- 26 Febbraio 2023
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- 2 anni fa